Questo è un Progetto che interagisce ampiamente con il contesto del Collegium, nato, questo, poco dopo la Carta di Fonte Avellana. Infatti la Carta fu firmata il 18 maggio 1996, nel Monastero di Fonte Avellana e nello stesso Scriptorium del Monastero, il 19 aprile 1997 si è insediato il Collegium. Tra i vari problemi che l’ascolto culturale e sociale sollecitavano il neonato Collegium fu quindi la Carta di Fonte Avellana di cui il Presidente del Collegium (Dom Salvatore Frigerio) era firmatario a nome della Comunità monastica ed era stato anche il primo relatore alla sua presentazione e firma, ponendo all’uditorio la riflessione su “Una cultura di ascolto in Appennino”.
La montagna era da decenni lontana dagli interessi del Paese, bollata di marginalità, addirittura definita “Zona depressa”, dunque colpita da sottosviluppo e inutilità. Le nuove situazioni sociali, però, tendevano a riscoprirla come risorsa enorme, disponibile e appetibile. Da problema diventava opportunità, ma per chi? Doveva esserlo per chi aveva scelto di continuare a viverci, soprattutto per le giovani generazioni, le quali andavano messe nelle condizioni di realizzarsi attraverso una vita di “qualità” che impedisse ulteriori abbandoni. Cultura e lavoro ne erano i contenuti, ma l’una e l’altro erano da tempo nella precarietà, tanto da costituire le vere emergenze in un disegno di rilancio. Cultura è la riscoperta delle radici, realizzando, in versione moderna, quella “reciproca” armonia tra l’uomo e l’ambiente, di cui l’esperienza dei monaci è testimonianza millenaria. Perciò nel silenzio dello Scriptorium Fontis Avellanae si individuò il luogo dove attingere alla conoscenza della storia dell’Appennino, sedimentazione di cultura e di lavoro per modellare le azioni per l’agire futuro. Dunque un ascolto ai tempi e ai luoghi che nasce dal silenzio che sa percepire, lontano dal chiasso distraente, e a volte, politicamente voluto tale, le pregnanti e sollecitanti vocazioni territoriali troppo trascurate da politiche demagogiche che impongono dall’alto norme non a loro adeguate.
Cultura è la riscoperta delle radici, realizzando, in versione moderna, quella “reciproca” armonia tra l’uomo e l’ambiente, di cui l’esperienza dei monaci è testimonianza millenaria.
A venti anni della sua firma, la Carta oggi, consapevole della dinamica del tempo che viviamo non da spettatori ma da operatori attenti, ci ha chiesto non di essere commemorata, ma di essere riproposta, proprio in considerazione di quanto, venti anni or sono, ha richiamato gli amministratori su problemi che, trascurati, danno oggi i dolorosi risultati che piangiamo, quali, ad esempio, le condizioni del sistema idrogeologico. Curare la montagna per provvedere alla pianura era la preoccupazione dei monaci Camaldolesi gestori delle foreste appenniniche.
Il 29 0ttobre 2015 il Collegium ha proposto alla Regione Marche e a tutti i Firmatari della Carta un Seminario propositivo per l’avvio di uno studio attento alla redazione di una Integrazione.
Il Collegium ha seguito e segue passo passo quanto “l’Integrazione della Carta di Fonte Avellana”, firmata, sempre nello Scriptorium, il 14 maggio 2016, propone alla nuova generazione di amministratori e gestori del Territorio, anche secondo le nuove prospettive aperte dal Progetto “Strategia per le Aree interne”.
In questa sezione sono disponibili in formato Pdf scaricabile i report relativi agli sviluppi annuali delle ricerche di venti anni di attività.
Sabato 28 ottobre 2017
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